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mercoledì 2 dicembre 2009

Un sorriso nel buio


quando seppellii mio padre, vidi la morte
e poi salii sulla mia vecchia auto
e andai alle corse
e rimasi a guardare i numeri
sul totalizzatore
e la morte era di nuovo lì
a fissare tutta quella gente.
"hai ucciso Dostoevskij," le dissi.
non rispose, non si mosse.
feci una scommessa e persi, andai al gabinetto.
la morte mi seguì, si piazzò a guardare gli uomini
all'orinatoio.
"figlia di puttana," dissi, "hai spinto Van Gogh
a distruggersi."
non rispose.
poi mi seguì all'esterno.
s'allontanò, per andar dietro a una ragazza in
rosso.
andai a prendere un caffè, me ne versai un pò
sulle dita, scotttava.
trovai da sedere e pensai alla corsa
successiva.
poi la morte tornò.
sedeva al mio fianco travestita da vecchio
signore con una scarna barba bianca.
"chi ti piace alla prossima?" chiese.
"figlio di puttana", dissi, "lasciami
stare!"
"che diavolo hai che non va?"
domandò il vecchio.
"te l'ho detto, và fuori dai
coglioni!"
si alzò e scomparve.

non la vidi più
all'ippodromo.
dopo l'ultima corsa
presi l'autostrada.

3 miglia più avanti il traffico cominciò a
rallentare.
restai nella corsia di sinistra e
continuai a guidare.

poi la vidi,
sull'altro lato dell'autostrada,
un tamponamento brutto,
un'auto capovolta,
un'altra schiacciata contro
il guard-rail,
c'era un balenio di fiamme sotto
il cofano, un lampeggio di luci rosse
e nelle mie budella
una morsa tremenda e un colpo secco.

guidai oltre
più avanti.

parcheggiai davanti a casa,
uscii dall'auto, m'incamminai,
aprii la porta.
dentro nessuno.

poi vidi l'orsacchiotto.
spinto a faccia in giù contro il cuscino
sul letto.

andai svelto al cassetto
dove tenevo i soldi.

il mio salario di fattorino.
ne mancava solo metà.

carino, pensai.
ne hai di classe, troia.

poi la porta si aprì ed entrò
la morte.

"t'andrebbe un drink?"
le chiesi.

non rispose.

andai in cucina a vedere
se c'era da bere.

scorrevano i secoli.

e lei aspettava.

Charles Bukowski

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